Storia del pagliaccio o clown dalle origini ai giorni nostri
Vi piace la storia? Nooo? Neanche a me! Che noia, che barba, che barba che noia!
Quella che leggerete, però, è una storia un po' diversa, la storia della nascita dei mitici clown da quando se ne conoscono le origini fino ai giorni nostri (me compreso, naturalmente!). Scherzi a parte, stavolta sono proprio deciso ad essere serio, e siccome non capita quasi mai è meglio che ne approfitto!
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Rappresentazione delle feste Dionisie |
Le origini della figura del clown sono misteriose. Una delle più accreditate tesi sulla sua nascita, fa risalire l’apparizione dei personaggi clowneschi alle Dionisie, le grandi feste antiche in onore del dio greco Dioniso, conosciuto dai Romani come Liber o Bacco.
Nei secoli bui del Medioevo, la sagacia del buffone di corte, avvezzo ad osservare criticamente gli avvenimenti, valse ai giullari di professione un posto di riguardo agli occhi dei signorotti e dei cortigiani, e non era insolito che il buffone avesse qualche potere all’interno delle corti, anche se, apparentemente, veniva dileggiato e schernito da tutti.
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Buffone di corte medievale |
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Circo antico |
Nel 1770 nacque a Londra il primo circo equestre, grazie agli sforzi e ai risparmi di una vita di Philip Astley, un ex sottufficiale di cavalleria del reggimento dei Dragoni. Astley , infatti, era molto abile nel montare con destrezza cavalli selvaggi e decise di sfruttare questa sua capacità per creare “L’Astley’s Amphitheatre” (L’Anfiteatro di Astley ).
Il successo e gli applausi del pubblico erano garantiti. In un periodo di circa due anni, vennero inseriti nello spettacolo altri cavallerizzi e poi acrobati, equilibristi, trapezisti, domatori di animali feroci, giocolieri, fenomeni umani ed anche un’orchestrina che accompagnava in modo opportuno le varie esibizioni. Il tendone del circo divenne sempre più “l’incomparabile tendone delle meraviglie ”. All’inizio mancavano all’appello i clown, così come li conosciamo oggi; ma ben presto gli originari improvvisatori si accorsero dell’opportunità che il circo equestre poteva loro offrire e fecero la loro comparsa sotto i tendoni, dove acquisirono una nuova denominazione, non si sa se coniata da Astley stesso o se ufficializzata direttamente dal pubblico inglese e identica in tutte le lingue: clown, termine di probabile origine basso - tedesca, che nel suo senso più proprio significa “contadino”.
Il suo più tipico rappresentante sarà Joseph Grimaldi ( 1778-1837 ) legato al mondo della pantomima inglese, sotto l’influenza della Commedia dell’Arte italiana. Joey Grimaldi aveva scelto come travestimento la maschera infarinata di Pedrolino, con la faccia rotonda punteggiata di lentiggini rosse. Il costume era assai bizzarro, in adeguata sintonia con l'atmosfera fantastica delle rappresentazioni.
I clown costituivano un momento distensivo dello spettacolo circense e avevano il compito di “rinfrescare” l’atmosfera tra un esercizio equestre e l’altro, rilassando gli spettatori.
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Ritratto di Joseph Grimaldi |
Questo clown chiacchierone divenne un elemento caratteristico di tutto il circo inglese del XIX secolo e venne chiamato “Mr. Merryman” o “Mr. Merriment” su tutte le piste. Egli rivestiva il ruolo di comico in coppia col ringmaster ( il direttore di pista ), assolutamente serio e spesso interpretato dallo stesso Astley. Una scena molto frequente era quella del sarto che, completamente digiuno di equitazione, si trovava a fare i conti con un cavallo.
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Mr. Merriment |
Nel 1782 Astley fondò a Parigi “L’Anphitéâtre Anglois Astley” ovvero L’Anfiteatro Inglese Astley e cominciò a finanziare lo stanziamento di circhi permanenti in alcune capitali europee come Vienna, Bruxelles, Belgrado, etc. Si presentava in pista con un costume da giullare medievale, copia di un’incisione del British Museum, con un berretto a due punte e i suoi immancabili baffi. Il suo umorismo era elegante, esclusivamente verbale, acceso da qualche gioco di parole e da alcune divertenti parafrasi di celebri citazioni shakespeariane.
Questo tipo di comicità era importato dall’America, ispirandosi al clown Joe Blackburn, che si faceva chiamare “The Gentleman Jester” e successivamente “The Queen’s Jester“ o a Dan Rice, che riscuoteva strepitosi successi con le sue libere interpretazioni dell’Amleto e dell’Otello.
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Dan Rice |
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Clown Tramp o Hobo |
Negli anni ’10, con il duo Footit & Chocolat, si definisce il rapporto conflittuale tra il clown bianco e l’augusto.
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Footit & Chocolat |
Alcune volte, il clown augusto fa il solista negli spettacoli distaccandosi dalla tipologia classica della coppia; tra gli augusti solisti più famosi ricordiamo Grock e Charlie Rivel.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, i Fratellini, i clown più amati della Belle Epoque, lanciano la formazione a tre con un clown bianco e due augusti che dà inizio ad una comicità più rilassata, non dovuta solo al contrasto tra clown
bianco e rosso, ma alla validità delle situazioni rappresentate. Proprio in questo contesto nasce il concetto di “entrata comica” che rimane, fino ai giorni nostri, il più diffuso nelle piste dei circhi di tutta Europa.
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Adrien Wettach, in arte Grock
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Gli anni ’50 e ’60 vedono un’involuzione della clownerie che vede gli artisti semplicemente a replicare, in modo sterile, il repertorio classico. È Federico Fellini, con il film “I Clown” (1970), ad evidenziare la crisi del personaggio ove la figura del clown sembra destinata a svanire.
Hacki Ginda
Ma...in tutto questo Polpetta cosa c'entra? Beh, in realtà non molto, ma è sempre bello bullarsi di far parte di un mondo così fantastico (anche se non è proprio così...).
Sempre vostro, Polpetta
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