venerdì 28 gennaio 2011

Il pagliaccio Polpetta in... W le feste!

Bio, Biography, Biografia...

 Vabbè dai, lo fanno tutti, penso che dovrò farlo anch'io...Cosa? Scrivere alcuni cenni autobiografici naturalmente...(come ci acchiappo con l'italiano oggi!).
Dunque, vediamo un po'...Sapete, la memoria non è il mio punto forte, comunque Polpetta nasce in un fienile insieme a un buon numero di anatroccoli. Il suo problema è che fin da piccolo lui è decisamente il più brutto, mentre gli altri sono tutti carini e si assomigliano molto...Polpetta ne soffre molto, anche perchè tutti gli animali del cortile lo prendono in giro e....Ehm, aspettate un attimo, forse mi sono confuso, questa mi sa che  è la storia del brutto anatroccolo...


L'evoluzione dei maghi, prestigiatori, illusionisti nel 20o secolo e oltre...

La storia della magia ha origini lontanissime, pensate a Mago Merlino, per esempio...Noi partiremo a seguire gli sviluppi di chi ha ereditato queste antichissime doti fino a portarle ai nostri tempi, partendo dal millennio passato (parliamo degli anni che vanno dal 1900 ai giorni nostri, quindi si passa dal secondo al terzo millennio, no?).
Il primo mago degno di essere menzionato, per le sue doti innate di mago unite a quello speciale spirito di avventuriero, è Mandrake. Io fin da bambino l'ho sempre chiamato Mandrache, poi un giorno un ragazzino più grande che si bullava di aver studiato l'inglese mi disse che la pronuncia giusta era Mandreic. Vabbè, insomma, 'sto Mandreic usava la magia perché spesso si cacciava nei guai, oppure doveva tirare fuori dai guai qualche suo amico etc. Tutti i bambini e non del secolo scorso hanno finito per leggere le sue avventure sui giornali a fumetti, finchè un bel giorno decise di realizzare il suo capolavoro, la magia finale...e sparì per sempre dalla circolazione.


sabato 15 gennaio 2011

Il compleanno di Francesca a Milano...oppure no?

Dunque, oggi dovevo andare a Milano a festeggiare il compleanno di Francesca, una bambina che compie 6 anni, soltanto che la mia automobile da pagliaccio è un po' vecchia e malandata, e così mi sono ritrovato in un posto sconosciuto di nome Sarissola...Forse però a pensarci bene un po' è anche colpa mia...chissà cosa ho inserito sul navigatore satellitare!
Comunque, dicevo, sono arrivato in questo paese, ma io ero convinto di essere a Milano! Ho pensato:”poche macchine oggi in giro, si vede che hanno chiuso al traffico per i soliti problemi di inquinamento...”. Sono sceso dalla macchina e ho sentito alcune voci e urla di bambini, e così, contento, ho trovato subito la strada per il locale dove si svolgeva la festa.


lunedì 10 gennaio 2011

WikiPOLPedia

Storia del pagliaccio o clown dalle origini ai giorni nostri

Vi piace la storia? Nooo? Neanche a me! Che noia, che barba, che barba che noia!
Quella che leggerete, però, è una storia un po' diversa, la storia della nascita dei mitici clown da quando se ne conoscono le origini fino ai giorni nostri (me compreso, naturalmente!). Scherzi a parte, stavolta sono proprio deciso ad essere serio, e siccome non capita quasi mai è meglio che ne approfitto!


Rappresentazione delle feste Dionisie

Le origini della figura del clown sono misteriose. Una delle più accreditate tesi sulla sua nascita, fa risalire l’apparizione dei personaggi clowneschi alle Dionisie, le grandi feste antiche in onore del dio greco Dioniso, conosciuto dai Romani come Liber o Bacco.

Rappresentazione di attori della "fabula atellana"
Nei secoli bui del Medioevo, la sagacia del buffone di corte, avvezzo ad osservare criticamente gli avvenimenti, valse ai giullari di professione un posto di riguardo agli occhi dei signorotti e dei cortigiani, e non era insolito che il buffone avesse qualche potere all’interno delle corti, anche se, apparentemente, veniva dileggiato e schernito da tutti.


Buffone di corte medievale
Il Seicento fu il secolo della Commedia dell’Arte, con le sue maschere-clown.Il teatro però dovette fare i conti con una nuova forma di spettacolo, il circo, che dopo aver visto la luce in Gran Bretagna ebbe un percorso sempre in rapida salita. I primi tendoni circensi raccolsero tutti quegli improvvisatori che si erano dispersi con la scomparsa della Commedia dell’Arte.

Circo antico
Nel 1770 nacque a Londra il primo circo equestre, grazie agli sforzi e ai risparmi di una vita di Philip Astley, un ex sottufficiale di cavalleria del reggimento dei Dragoni. Astley , infatti, era molto abile nel montare con destrezza cavalli selvaggi e decise di sfruttare questa sua capacità per creare “L’Astley’s Amphitheatre” (L’Anfiteatro di Astley ).
Il successo e gli applausi del pubblico erano garantiti. In un periodo di circa due anni, vennero inseriti nello spettacolo altri cavallerizzi e poi acrobati, equilibristi, trapezisti, domatori di animali feroci, giocolieri, fenomeni umani ed anche un’orchestrina che accompagnava in modo opportuno le varie esibizioni. Il tendone del circo divenne sempre più “l’incomparabile tendone delle meraviglie ”. All’inizio mancavano all’appello i clown, così come li conosciamo oggi; ma ben presto gli originari improvvisatori si accorsero dell’opportunità che il circo equestre poteva loro offrire e fecero la loro comparsa sotto i tendoni, dove acquisirono una nuova denominazione, non si sa se coniata da Astley stesso o se ufficializzata direttamente dal pubblico inglese e identica in tutte le lingue: clown, termine di probabile origine basso - tedesca, che nel suo senso più proprio significa “contadino”.


Il suo più tipico rappresentante sarà Joseph Grimaldi ( 1778-1837 ) legato al mondo della pantomima inglese, sotto l’influenza della Commedia dell’Arte italiana. Joey Grimaldi aveva scelto come travestimento la maschera infarinata di Pedrolino, con la faccia rotonda punteggiata di lentiggini rosse. Il costume era assai bizzarro, in adeguata sintonia con l'atmosfera fantastica delle rappresentazioni.
I clown costituivano un momento distensivo dello spettacolo circense e avevano il compito di “rinfrescare” l’atmosfera tra un esercizio equestre e l’altro, rilassando gli spettatori.


Ritratto di Joseph Grimaldi
Il primo clown vero e proprio, introdotto da Astley, fu un musicista: Mr. Merriment (il signor Divertimento): Due occhioni roteanti, l’aria un po’ brilla, i pantaloni sovrabbondanti legati alle caviglie con un legaccio.
Questo clown chiacchierone divenne un elemento caratteristico di tutto il circo inglese del XIX secolo e venne chiamato “Mr. Merryman” o “Mr. Merriment” su tutte le piste. Egli rivestiva il ruolo di comico in coppia col ringmaster ( il direttore di pista ), assolutamente serio e spesso interpretato dallo stesso Astley. Una scena molto frequente era quella del sarto che, completamente digiuno di equitazione, si trovava a fare i conti con un cavallo.


Mr. Merriment

Nel 1782 Astley fondò a Parigi “L’Anphitéâtre Anglois Astley” ovvero L’Anfiteatro Inglese Astley e cominciò a finanziare lo stanziamento di circhi permanenti in alcune capitali europee come Vienna, Bruxelles, Belgrado, etc. Si presentava in pista con un costume da giullare medievale, copia di un’incisione del British Museum, con un berretto a due punte e i suoi immancabili baffi. Il suo umorismo era elegante, esclusivamente verbale, acceso da qualche gioco di parole e da alcune divertenti parafrasi di celebri citazioni shakespeariane.
Questo tipo di comicità era importato dall’America, ispirandosi al clown Joe Blackburn, che si faceva chiamare “The Gentleman Jester” e successivamente “The Queen’s Jester“ o a Dan Rice, che riscuoteva strepitosi successi con le sue libere interpretazioni dell’Amleto e dell’Otello.



Dan Rice
Anche l’America creò un suo tipo di clown, il “tramp” o “Hobo”, cioè il vagabondo, straccione e mal rasato, dal naso rubizzo da ubriaco, furbo e buffo, in pista per tutta la durata dello spettacolo. Simboleggiava la vittima popolare della guerra di Secessione: infatti, questa figura di clown apparve all’indomani di questo conflitto e ridivenne attuale soprattutto dopo la crisi del 1929.


Clown Tramp o Hobo
Il 1900 si apre con le due più importanti figure di clown già abbastanza definite: il clown bianco, il cui trucco sembra che sia stato ispirato dal Pierrot portato al successo dai Debureau, ha un costume elegante, è triste e malinconico, è un sognatore innamorato, è intelligente e furbo; il clown rosso o augusto, discendente delle prime figure comiche della pista, è colorato e allegro, buono e ingenuo, si mette sempre nei pasticci.
Negli anni ’10, con il duo Footit & Chocolat, si definisce il rapporto conflittuale tra il clown bianco e l’augusto.

Footit & Chocolat
Tra le coppie più note del XX secolo ricordiamo Tonitoff & Antonet, Antonet & Grock, Alex & Porto, Antonet & Beby, Manetti & Rhum e Dario & Bario.
Alcune volte, il clown augusto fa il solista negli spettacoli distaccandosi dalla tipologia classica della coppia; tra gli augusti solisti più famosi ricordiamo Grock e Charlie Rivel.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, i Fratellini, i clown più amati della Belle Epoque, lanciano la formazione a tre con un clown bianco e due augusti che dà inizio ad una comicità più rilassata, non dovuta solo al contrasto tra clown
bianco e rosso, ma alla validità delle situazioni rappresentate. Proprio in questo contesto nasce il concetto di “entrata comica” che rimane, fino ai giorni nostri, il più diffuso nelle piste dei circhi di tutta Europa.


Adrien Wettach, in arte Grock
In America, negli immensi spazi dei circhi a tre piste, i clown fanno una comicità più spicciola ed immediata, composta essenzialmente da piccole gag visuali. L’America è anche patria delle maggiori figure comiche razziali i cui esponenti raggiungono momenti di qualità artistica rilevanti come W.C., Fields, O. Griebling, E. Kelly.
Gli anni ’50 e ’60 vedono un’involuzione della clownerie che vede gli artisti semplicemente a replicare, in modo sterile, il repertorio classico. È Federico Fellini, con il film “I Clown” (1970), ad evidenziare la crisi del personaggio ove la figura del clown sembra destinata a svanire.

Hacki Ginda

Ma...in tutto questo Polpetta cosa c'entra? Beh, in realtà non molto, ma è sempre bello bullarsi di far parte di un mondo così fantastico (anche se non è proprio così...).

Sempre vostro, Polpetta


«Donare un sorriso rende felice il cuore.

Arricchisce chi lo riceve

senza impoverire chi lo dona.

Non dura che un istante,

ma il suo ricordo rimane a lungo.

Nessuno è così ricco

da poterne fare a meno

Nè così povero da non poterlo donare.»

(Padre Faber)